Con questo mio piccolo contributo mi piacerebbe affrontare, insieme a tutti coloro i quali vorranno partecipare interagendo, un argomento spesso additato come “importante”, ma altrettanto spesso sottovalutato: la formazione morale e caratteriale del giovane calciatore.
Per prima cosa, credo andrebbero individuati, seppure per sommi capi, le colonne portanti della “formazione del giovane calciatore”, visto che nella maggior parte dei casi ci si sofferma su aspetti esclusivamente tecnici, tattici, e fisici, trascurando componenti quanto meno altrettanto determinanti, come l’aspetto mentale, e morale.
In questa sede, sui primi sorvolerei, visto che potrebbero essere facilmente individuabili (ne siamo proprio sicuri???), mentre sugli aspetti mentali e morali, credo valga la pena di compiere qualche riflessione: “è nato prima l’uovo o la gallina”? Ovvero: quanto è farina del loro sacco e quanto invece viene loro insegnato?
Beh… credo che indiscutibilmente sia necessaria una buona base sulla quale lavorare, anche perché senza, neppure Madre Teresa di Calcutta sarebbe riuscita a tirar fuori “l’Uomo” che deve poi divenire atleta calciatore.
Va osservato il fatto che l’atleta calciatore rivesta nella nostra attuale società un ruolo di riferimento che probabilmente neppure dovrebbe competergli e che difficilmente vorrebbe ricoprire, esponendolo nei casi di medio alto livello ad una visibilità dalle molteplici sfumature. Infatti, essendo chiacchierato e spesso preso ad esempio ben oltre la sua reale valenza socio-culturale, tutto ciò che lo riguarda viene amplificato notevolmente, esponendolo al giudizio pubblico più di quanto avvenga per il coetaneo “John Dow”. Ed è qui credo vada effettuata una riflessione di sostanza:
è giusto giudicare pubblicamente questi diciottenni, ventenni, venticinquenni, trentenni dando loro l’etichetta di questo o di quello, mentre i coetanei ne fanno più di Bertoldo venendo spesso giustificato con un “beh … sono giovani”?
Io credo che giovani lo siano entrambi, sia quello che gioca in serie A che quello che conduce una vita da comune mortale… con la sola differenza che dell’atleta calciatore se ne parla sulle rubriche sportive e non solo, al TG, alla radio, mentre dell’altro nessuno si preoccupa, salvo i parenti e gli amici.
Indubbiamente i primi, hanno grandi “responsabilità” che a mio parere andrebbero ricercate più che nei confronti del genere umano, nei confronti di loro stessi, visto che nella stragrande maggioranza dei casi, le loro proprie fortune dipendono direttamente dalla loro efficienza, la quale è legata a doppia mandata alla qualità della vita che conducono. Al contrario, i giovani che dal venerdì sera in poi (quando non prima) e per tutto il fine settimana bruciano il proprio fisico straviziando, alla mala parata, si sveglieranno con un cerchio alla testa e verranno ripresi dai propri famigliari e, probabilmente, sul lavoro a causa dello scarso rendimento.
Ecco: SCARSO RENDIMENTO… i primi se additati di scarso rendimento rischiano di vedersi ridurre gli anni sulla cresta dell’onda ed è facile capire quanto breve possa essere la carriera di un atleta calciatore (mi riferisco alla media, escludendo quindi quei picchi di notorietà, longevità ed altro di coloro i quali magari “durano” 20 anni guadagnando milioni e milioni), mentre i
secondi, presumibilmente, andranno avanti per tutta la loro vita lavorativa.
Ed esorto ancora i lettori a pensare che nei pensieri di tutti noi ci siano i campioni, coperti di notorietà e denaro… ma quanti sono rispetto al numero di calciatori professionisti? Vi assicuro pochissimi … la maggior parte dei calciatori professionisti si trovano nella condizioni di finire la loro carriera e di doversi reinventare in qualche maniera (ed in questo filo logico si inseriscono tutte quelle splendide ed utilissime iniziative dell’Associazione Calciatori volte alla formazione professionale post-agonismo)… senza considerare quelle orde di aspiranti che ci abbiano provato per una decina d’anni senza mai riuscire ad emergere e che, quindi, hanno attraversato la loro gioventù inseguendo un miraggio e neppure possono aspirare al raggiungimento della pensione!
Molti di voi si staranno chiedendo cosa centri tutto ciò che ho scritto con l’oggetto di questa nostra chiacchierata… e magari stanno ridacchiando pensando che mi sia fatto prendere la mano dalla penna andando fuori tema (come si sarebbe detto ai miei tempi … visto che temo si scriva molto poco nella scuola di oggigiorno), ma non è così! ANZI! Mai argomento è stato più attuale, visto che in tutto ciò si inseriscono i principi che le Società di calcio dovrebbero instillare nei giovani, curando la scolarizzazione, per quanto possibile, le abitudini alimentari, vigilando sulle inclinazioni mondane e facendo tutto ciò che VA FATTO per mettere un giovane nelle condizioni di perpetrare il proprio sogni di giocare a San Siro, senza però mai perdere di vista la vita reale, e tenendo ben presente che potrà presumibilmente girare a calcio per tutta la vita (fino a che caviglie e ginocchia glielo permetteranno), ma difficilmente potrà vivere di calcio.
Come detto inizialmente e sperando quando meno in una raffinata selezione degli insulti che mi rivolgerete, spero con questo poche righe di aver sollecitato qualche riflessione, in maniera che si perda l’abitudine di generalizzare, credendo che sia un mondo dorato… certo per pochi, ma vi assicuro, si tratta di un mondo alla portata di pochi.
E finisco con una citazione:
“vorrei che le nuove generazioni smettessero di guardare il colore delle scarpe di Wayne Rooney ed osservassero invece il sudore della sua fronte” Sir Alex Ferguson
Augusto – Gugu Podestà
articolo molto interessante frutto anche di esperienza personale.
Chi giudica superficialmente dovrebbe contare fino a 10..forse meglio fino a 100
Bravo Gugu