Il metodo Genoa

Il metodo Genoa

di Diego Pistacchi
Facile parlare con il senno di poi, lo so. Ma questa vittoria a Milano me l’aspettavo. Perché in queste due settimane surreali, c’era una costante. Il modo di allenarsi del Genoa. Il metodo Genoa. Che non è solo una questione tecnico-tattica. È prima di tutto una questione professionale e mentale. E potrebbe addirittura essere l’alleato ideale nella battaglia anti coronavirus.

Mai una parola fuori posto, solo urlacci in campo. Non un pensiero al fatto che si giochi o meno, solo a come affrontare l’avversario. Mai una pausa perché chissà se verranno ancora rinviate le partite, solo entrate anche dure ad ogni allenamento. E poi la testa. Avete sentito “altrui” dichiarazioni? Le porte chiuse possono far pensare ai giocatori che sia un allenamento, è uno svantaggio, il calcio si gioca così o cosà. Il metodo Genoa? “Siamo in simbiosi con i nostri tifosi, per noi sarà come averli lì”.

Non un modo di dire. L’immagine a fine partita con i giocatori a esultare sotto la gradinata virtuale, ad applaudire i tifosi, è un capolavoro. Non una trovata estemporanea. Un segno di rispetto per i tifosi che in tv hanno ricevuto l’omaggio di giocatori e tecnico. Ma soprattutto un modo per far entrare sempre di più il concetto nella testa di chi è in campo. Bello, bellissimo. Da Davide Nicola, l’ennesima intuizione di una persona di un’intelligenza rara. Di un allenatore completo.

Il metodo Genoa è un qualcosa che è stato costruito nel tempo. Non è un’improvvisata. E, come il sempre citato metodo Genova, non è qualcosa che si presta a fare copia/incolla, che può essere imitato su due piedi. È qualcosa che si costruisce e che funziona se si hanno gli uomini giusti per farlo. E il Genoa li ha.

La speranza personale è che questo campionato possa arrivare a conclusione, a porte chiuse finché necessario, ma non venga fermato. Non voglio fare il virologo, ovviamente non ho le conoscenze per farlo. È vero, non ci vuole uno scienziato a capire quanto siano buffonesche le misure che impongono alle squadre di uscire dagli spogliatoi a un metro di distanza e ai capitani di non stringersi la mano prima  di giocare una partita di calcio, di contatti, di sudore e ogni altro tipo di secrezione che svolazza per il campo.

No, la mia speranza è che continui, perché chiedendo alla popolazione di non uscire di casa è opportuno offrire uno svago, uno sfogo, qualcosa che tenga lontano dalla passeggiata a Boccadasse con una densità di dieci persone per metro quadrato. Chi lavora può continuare, anzi deve continuare a lavorare. I calciatori possono, devono continuare a lavorare rispettando le situazioni di sicurezza per se stessi e per il pubblico.

I calciatori sono lavoratori. Il loro lavoro ha anche una funzione sociale, e in questo momento la può avere anche più importante. Sono professionisti. I nostri, con il metodo Genoa, hanno dimostrato di essere professionisti di eccelsa qualità (da ricordarsene anche prima di insultarli con le peggiori illazioni al primo passaggio sbagliato). Oggi una partita del Genoa, con il metodo Genoa, è uno dei migliori motivi per convincere la gente a stare a casa alla tv.

Un pensiero riguardo “Il metodo Genoa

  1. Solo la frase che mi ripeteva mio papà :
    ” Fatti, non parole ! “.
    Ed io, per ora, sono stato contagiato ( mi sia permesso ) dai loro fatti…
    Forza ragazzi !!!

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