C’era una volta

C’era una volta

C’era una volta una squadra. Anzi, c’è di nuovo. Una squadra, non fortissima, vincente, brillante, spavalda, entusiasmante. Una squadra, senza aggettivi. E a me sta già benissimo.

Non vorrei farlo, perché vorrei che non fosse necessario farlo ogni volta, ma per esperienza è meglio premettere che non mi interessa in questa sede parlare di società, degli errori gravi che ha commesso, difendere Preziosi o chi per lui. Anzi. Vorrei parlare del Genoa, di questo Genoa, e di Davide Nicola.

E per questo dico che a me sta già benissimo vedere di avere di nuovo una squadra. Di più, di avere di nuovo il Genoa.

Non l’ho detto prima che arrivasse, o subito appena arrivato, non fosse altro che per timore di portargli sfiga. Ma chi mi conosce sa la stima infinita che ho sempre avuto per Davide Nicola. Prima di tutto per l’Uomo, poi anche (e tanto) per il tecnico. L’ho sempre dichiarata  quando in giro sentivi usare il suo nome come possibile allenatore per denigrare e attaccare le scelte della società. Nicola veniva citato come fosse uno scarto, una scelta di basso profilo.

Non so come finirà questa stagione. So solo che la settimana scorsa mi prendevo botte di scemo e di sognatore – immancabilmente anche di preziosiano, perché se speri che il Genoa si salvi devi per forza essere un “servo” di qualcuno – quando dopo la sconfitta con la Roma e la vittoria della Real Spal nella tana dell’Invincibile Armata, non consideravo ineluttabile la serie B.

Non mi interessa, in questa analisi s’intende, neppure se il Genoa si salverà o meno. Perché le risposte che sapevo sarebbero arrivate le ho già avute. E restano. E sono tutte lì, nel fatto che c’era una volta una squadra e ora, dopo tanto tempo, c’è di nuovo.  E il merito è tanto, tantissimo, di Davide Nicola, oltre che di quei giocatori sui quali lui ha caricato il compito di rifare una squadra.

Mi riferisco a giocatori che vengono magari pure fischiati, che non stanno giocando le loro migliori partite. Ma che giocandole anche in queste condizioni stanno ricostruendo la squadra. Cito Sturaro. Per me da dieci nel momento in cui scende in campo. Non sta bene fisicamente. Uno potrebbe dire: “Mettici un altro sano”. No, un altro sano non ti costruisce la squadra.

E Perin. Alla prima incertezza (non papera, per quelle rivolgersi ai portieroni del derby di Roma) subito a rimpiangere Radu. Ma Radu, ottimo portiere, non guidava la difesa e non costruiva il Genoa. Biraschi non ha neppure bisogno di difese d’ufficio, con le prestazioni che sta offrendo.

Ora noto con piacere che tutti, anche i più critici, anche dopo le sconfitte, riconoscono che in panchina abbiamo un valore aggiunto. Non ci sarà mai la controprova, e adesso scatenerò anche le ire di molti, ma per fortuna che Ballardini se n’è stato a casa sua e che è arrivato Nicola. Perché stavolta serviva qualcuno che costruisse una squadra che non c’era, non uno che facesse giocare in maniera più produttiva possibile la rosa a disposizione e magari cerasse la pax sociale allenando anche i tifosi.

Stavolta non c’era una squadra, andava assemblata nella testa e nelle gambe. Da quando è arrivato, Nicola non ha detto una belinata che sia una. Ogni sua frase meritava applausi. E non era semplice, perché non ha sciorinato le solite frasi fatte che vanno sempre bene. Ha detto cose forti, con senso. E le ha messe in pratica.

Quando parla di Maglia, di Genoanità, lo fa perché questi valori li ha dentro. Su questo prego di credermi perché non ho una prova da offrire, ma conosco il mister e so che non ha bisogno di fare la scenetta della poltrona dopo il derby.

Davide Nicola si sente Genoano (anche se da bambino non tifava Genoa) e punta su quelli che si sentono Genoani anche se da bambini non tifavano Genoa. E’ un Uomo prima di tutto. E punta sugli Uomini. Che si prendono sulle spalle gli altri e danno coraggio, convinzione, esempio.

Sta ricostruendo la testa e le gambe dei giocatori. E qui mi permetto una piccola citazione, per ricordare dopo la sconfitta di Verona e il crollo fisico del secondo tempo, un’ipotesi che avevo avanzato e che mi aveva procurato anche molte prese per il… molte beffe. Dissi che appena arrivato Nicola si era lamentato per la condizione fisica e aveva chiesto un cambio di preparazione. E che una preparazione dura, come prima cosa, provoca gambe dure, tossine dure a smaltire subito. Verona era stata la terza partita in una settimana di nuovo corso.

Dopo quella partita sono arrivate quella contro la Roma, con un secondo tempo in crescendo che, al netto dell’infortunio del terzo gol, ha visto il Genoa mettere sotto di brutto la Roma, con il portiere Lopez immenso e migliore in campo per distacco.

Anche questa, una considerazione che, se fatta a Genova, ti valeva nel migliore dei casi qualche risatina compassionevole o accuse di parzialità, di incompetenza calcistica. Salvo poi sentire i commenti di chi vede le cose con distacco e capisce di calcio, vive di calcio, e raccontava di un Genoa in grado di mettere all’angolo i giallorossi.

Poi c’è stata la partita di domenica, con la Fiorentina. Contro una squadra in salute come la Roma che ha fermato e giocato alla pari (anzi molto meglio in entrambi i tempi) con la più in forma del campionato: la Lazio. Ora tutti quelli che vedevano il trittico terribile come sinonimo di zero punti, recriminano per una vittoria mancata, e tutto sommato meritata per la qualità delle occasioni, al Franchi. Con un altro secondo tempo in crescendo. Certo non sulle gambe.

Lo dico prima, a Bergamo sarà dura, durissima anche sul piano della velocità (non della preparazione fisica, le due cose non sono coincidenti) prima ancora che della qualità delle due squadre. La sfida è improba, e ci sta tornare senza nulla in mano. Ma ci arriviamo da squadra. Squadra che prima di Nicola… c’era una volta. E che adesso c’è di nuovo.

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