Il Genoa è molto, ma molto più forte della Juve. Lo è stato.

Invito quelli che conserveranno questo pezzo per rinfacciarmelo appena andremo in serie B sparati come giustamente hanno da tempo sentenziato, a voler anche annotare il significato paradigmatico di questo concetto.

Il Genoa è stato molto, ma molto più forte della Juve, perché sul campo l’ha dimostrato. Perché ha fatto esattamente quello che voleva e doveva fare. E perché applicando il regolamento del gioco del calcio avrebbe anche ottenuto il risultato che voleva. La Juve no, non è riuscita a fare quello che voleva anche con le interpretazioni scorrette e tutte a sue favore del suddetto regolamento. E perché il risultatino  portato a casa sa di non averlo meritato.

Se una squadra che ha cifre tecniche individuali molto superiori all’altra, deve ricorrere a una serie di aiuti anche così smaccatamente scandalosi, per ruba.., pardon vincere una partita al 95′ su una simulazione trasformata in rigore, beh, vuol dire che come squadra l’altra è stata molto ma molto più forte.

Se una squadra che avrebbe dovuto essere in superiorità numerica, si ritrova per un intero tempo sotto di un uomo e finché ne ha dà lezioni di calcio all’altra, vuol dire che è molto ma molto più forte. Che è più… squadra. Squadra. Il concetto che ha fatto sorridere tutti per il numero di volte che viene citato da Thiago Motta. Che risponde “dobbiamo giocare da squadra” anche se gli chiedi come si fa il pesto. E però ha ottenuto la “squadra” che voleva.

Mi raccomando. Non iniziamo di nuovo a dire che si sta esaltando troppo presto Motta. Non è un’esaltazione. Il peggio deve ancora venire. E il meglio il mister lo deve ancora dare. Ma dire che il Genoa che stasera ha messo in campo è molto ma molto più forte della Juve, lo si può dire. Come squadra, ok?

Ora servono le conferme. E ovviamente i risultati, che contano. Nelle partite in cui sarà più difficile essere molto ma molto più forti delle altre. Perché nei panni della Juve dovrà esserci il Genoa. Un passo alla volta, partita per partita, senza lanciarsi in facili e dannosi entusiasmi, è doveroso commentare quel che si è visto. Non in proiezione futura, ma nel presente, non si può non dire: buona la prima, straordinaria la seconda.