Il maestro, il secchione e il preside

Il maestro, il secchione e il preside

di Embriaco
Mister Andreazzoli è un maestro di calcio per definizione. Nel senso che così è unanimemente definito, ma anche perché effettivamente chiede alla squadra trame precise, in parte innovative. Allenando in serie A verrebbe più che altro da chiamarlo professore di calcio, professore universitario. Ma nel dopo Genoa-Bologna cresce la convinzione che effettivamente “maestro” sia più adeguato. Un po’ perché quando vedi dieci stop a inseguire su dieci palle ricevute, ti rendi conto che c’è qualcuno in squadra cui forse una ripassatina dell’alfabeto del calcio potrebbe anche servire.

Ma poi “maestro” è più adeguato perché il maestro e il secchione sono cosa da elementari. All’università non trovi il prof che prende la lavagna, la divide a metà e scrive buoni e cattivi. Non si rivolge all’aula (non alla classe) e dice come è bravo quello che fa tutto quello che gli si chiede, mentre agli altri mette una nota sul diario e li manda a letto senza… serenità.

Io tra l’altro al liceo avevo una compagna di classe brava, molto brava. Anche secchiona se vogliamo, perché si applicava un casino e giustamente rendeva. Ma era anche una cara ragazza, simpatica, non insomma la secchiona da manuale. E per fortuna l’ho avuta al liceo, quando i professori non erano più i maestri, e non la indicavano come quella brava davanti a tutti. Insomma, non ce la facevano diventare antipatica. E se in classe c’è il secchione che fa il fenomeno e….”gne gne gne sono il migliore”, ci sta anche che prenda qualche pattone dai compagni. Ma se uno è solo bravo, per di più è un buono, non merita di diventare antipatico.

Senza contare che poi nella scuola ci sono il maestro, il secchione e il preside. E se la scuola è privata, qualcosa cambia. Sia chiaro, anzi chiarissimo: gli alunni devono fare sempre gli alunni e portare rispetto al maestro, devono fare ciò che dice lui. Ma se le pagelle poi sono tutte insufficienti tranne una, se sulla lavagna sono tutti cattivi tranne uno, se le famiglie, cioè i “clienti” non sono contenti, il preside non può fare finta di nulla. Non può veder rovinare il buon nome della scuola. Non può aspettare il secondo quadrimestre rischiando di far tardi e perdere tutto.

Infine una riflessione sulla figura del maestro. Che non è solo quell’adulto che sa più cose dei bambini che ha davanti a sé. Per quello allora un computer sarebbe imbattibile. Il sapere, la conoscenza non sono le uniche doti di un maestro, da sole non significano saper insegnare. La pedagogia è qualcosa di più complesso. Un ricercatore universitario che passa la vita a studiare ne sa molto più di un maestro, suggerisce anche ai professori spunti per le lezioni, se fino all’età della pensione ha sempre fatto il ricercatore è una scienza in materia. Ma non necessariamente sa insegnare. Così come uno dei difetti contestati spesso alla scuola italiana di ogni grado, è quello di non preparare al mondo del lavoro.

Bravissimi nella teoria, ma poi?

Il maestro, il secchione e il preside. Per capirci, sarebbe meglio evitare di ricondurre il Genoa a questa situazione

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