Falla al centro

Falla al centro

Macché punta? C’è una falla al centro che fa paura. E spiega i problemi che tutti gli allenatori hanno incontrato. Poi c’è stato chi li ha mascherati meglio, chi li ha messi a nudo. Ma i limiti del Genoa sono in mezzo. Ecco perché la maggior responsabilità resta finora al mister che ha assemblato la squadra, soddisfatto della rosa chiesta e ottenuta. Ed ecco perché da domani Nicola chiederà probabilmente di tappare prima la falla al centro.

Stasera, come in parte domenica con il Sassuolo e giovedì contro il Toro, Nicola ha dimostrato che il Genoa può affidarsi alla regola aurea del calcio se riesce a sistemare le cose in mezzo. Ha un portiere che para e attaccanti che segnano. Al centro non ci siamo.

Alla faccia dei commentatori tifosi di Sky, delusi per aver finito il primo tempo in svantaggio, il Genoa fino all’intervallo se l’era giocata alla pari con il Verona, pareggiando le occasioni e sfruttandone una in più. Nella ripresa Schone non poteva reggere, dopo i supplementari di tre giorni prima e il cambio era quasi scontato. Checché ne dicessero i tifosi col microfono, l’ex Ajax aveva fatto una partita mostruosa davanti alla difesa, fermando in un modo o nell’altro, decine di azioni.

Appena entrato Behrami si è spento tutto. Sturaro è peggiorato dopo un primo tempo già spesso a vuoto. Cassata si è trovato preso in mezzo da tutte le parti. Lo svizzero ha confermato un ritardo di condizione (speriamo sia quello) allarmante. Se si aggiunge che l’altro cambio (doveroso, per evitare un altro caso Lecce) di Agudelo per Pandev ha alleggerito anche la fase di ripartenza, ecco che la difesa si è trovata in balìa degli avversari.

Col senno di poi, forse Radovanovic avrebbe dato più sostanza e più filtro. Oggi proprio Behrami non esiste, è più dannoso che utile alla causa. Un albero da cartellini più fruttifero che mai proprio per la condizione fisica approssimativa. L’unico acquisto positivo, Perin. Anche se un paio di incertezze – una sul secondo gol – le ha avute anche lui.

Favilli è già tre settimane che non si rompe e  il suo lo fa anche bene. Sanabria ha dimostrato quanto capiscano i soloni che lo hanno fischiato alla lettura delle formazioni contro il Sassuolo. Che poi sono gli stessi che hanno “cacciato” con lo stesso metodo Gasperini, Juric, Lazovic, Veloso (non aggiungo Palacio perché lì ai fischi, agli striscioni e agli insulti si erano aggiunti gli sputi in faccia)…

Anche loro, là davanti, hanno bisogno del centrocampo. E peccato che Barreca, dopo i 120′ di Torino, oggi nel secondo tempo avesse finito la carica. Perché il cross per il gol è una di quelle cose che ti fanno ben sperare.

Se arriva una punta di valore, con la relativa partenza di qualche zavorra, i gol si possono fare. E con un gioco più consapevole della falla al centro, come quello impostato da Nicola, anche la difesa può essere coperta in maniera dignitosa per una squadra che deve salvarsi.

C’è poi un altro aspetto che stasera è emerso in tutta la sua evidenza. La condizione fisica. Il mister, appena arrivato, ha raddoppiato i carichi di lavoro, ha chiesto di aumentare i ritmi. Roba che ti imballa subito le gambe. E ha fatto tre partite in sette giorni alla fine delle quali la lingua di fuori si è sempre vista.

Nella speranza che il Lecce domani resti lì, questa domenica non ha provocato gravi danni. Punto e a capo. Riparare in fretta la falla al centro e tornare a remare. La terra non è più lontana di prima.

 

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