di #Maya
Se i Genoani spesso utilizzano la battuta “mai ‘na gioia” un po’ è comprensibile. D’altra parte, a furia di dirci “siamo il Genoa, è sempre così” si è entrati in un loop in cui ogni momento di felicità è seguito prima da frasi “quest’anno finalmente… Europa League… siamo una squadra fortissimi!” poi dal consueto “non godiamocela troppo” di chi riporti tutti all’ordine, fino alla effettiva situazione decantata in “ecco, lo sapevo”. Che poi facendo così, persona superstiziosa potrebbe dire che un po’ ce la tiriamo. C’è poi, da sempre, chi sostenga che faccia parte di noi, che quasi debba essere così…
Finisce l’anno nero, inizia l’estate, entusiasmo a mille e vari riferimenti alla sfiga dei cugini (che però, si sa, cadono sempre in piedi…) Passa il tempo…
E di nuovo giungiamo ad una partita fondamentale, quella della vita (qualcuno ricordi che siamo alla 6a di campionato, un po’ presto per crogiolarsi nella tipica sofferenza tra pessimismo e fastidio tutta RossoBlu). Due squadre con uno stesso problema (anche se a voler parlare di Giampaolo, a parer mio, bisognerebbe disquisire su come giocatori abituati a fare solo il proprio compito e comandare, si trovino con lui a coprire più campo, cambiando modo di porsi nella gara e trovando quindi difficoltà; situazione riscontrata con tutti gli allenatori che vengano da “sotto”), che addirittura si sono contesi il futuro allenatore (anche se… vd mio post precedente). Così, invece che far pensare al campo ed ai 3 punti, la maggior parte dei tifosi dibattono se sia meglio vincere o perdere per eliminare/modificare la problematica allenatore. Ed anche qui dialoghi e dibattimenti che i parlamentari ci fanno un baffo…
Persino quando arrivi una notizia, seppur goliardica, di un nuovo spettacolare arrivo (leggi Ibra con annessi e connessi, l’ultima è una foto all’aeroporto di Genova che in realtà risale al 2017) molti si fanno cogliere da pessimismo cosmologico… saremo tutti parenti di Leopardi? Io mi sento più Schopenhaueriana 😉 E così si sente/legge: “ci prende in giro pure lui” fino al più ottimistico “ma ha 38 anni, vien qua a svernare” (MAGARIIII). Dello stipendio nessuno si preoccupa, ma il punto è: non sappiamo più godere delle piccole gioie, delle battute, delle situazioni ironiche che dovrebbero far parte di quello che alla fine, non dimentichiamo, resta un gioco, seppur appassionante e pieno d’amore. Tutti concentrati in crociate contro i mulini a vento.
Allo stadio ci si sfoga, si scaricano tensioni professionali, familiari, quotidiane… o almeno così dovrebbe essere. Se non sei Genoano: perché allora diventa tutto un “non si quieta mai” e già alla sesta, con 2 e due mezze di entusiasmo alle spalle, si cala nel “siamo scarsi”. Posto le evidenti problematiche emerse quando si giochi per difendersi di cui ho già detto, mi piacerebbe parlare di calcio, della partita qualunque essa sia, senza agonie e stati comatosi sottintesi. Pensando solo come sia necessario vincere perché per questo si scende sul rettangolo verde, perché così ci si diverte di più, con le orecchie che al termine della gara fischiano per il tifo assordante, la gola in fiamme per le sole parole di sostegno. Mi piacerebbe si vivesse “sereni”almeno fino alla fine del girone d’andata senza troppi commenti e disamine autolesionistiche tirando le prime somme a gennaio, pur nella legittimità di libertà di opinione ed espressione che possa indicare gli errori del momento – chiudendosi poi lì, senza proiettare in nefasti futuri di tragedia e retrocessioni.
“Non importa chi sieda in panchina o chi sia in campo; veste la mia maglia” queste le due frasi nelle affermazioni di bocche convinte, tanto vere e ripetute quanto mai veramente confermate nei fatti. Diverranno un epitaffio personale e condiviso…
Quindi sabato cosa accadrà: la Nord sarà spenta come l’ultima col Bologna? Rumoreggerà ogni palla persa o magari già all’annuncio della formazione? Vogliamo veramente credere sia questa la Genoanità tanto decantata? Eppure l’ho vista quella vena da Grifoni, l’ho vista nel momento più buio, nel finale di campionato, sentita in quelle voci che urlavano solo “Genoa, Genoa”, ma sapevano far venire i brividi come la migliore delle giornate di campionato accompagnate dalla tifoseria (quest’anno abbiamo rivissuto quei grandi momenti, quando il Ferraris diventa un’arena in cui l’avversario non può che tremare). Io ci credo, io sono ancora quella che tutti gli anni sono meglio del precedente (questo campionato è facile dirlo), ogni giocatore arrivato migliore di quello partito. E per una volta, nonostante ciò che fin dall’inizio ho detto, W Andreazzoli, voglio credere in te e nel tuo saper imparare e crescere, insieme alla squadra.