Christian P.: Domenica 3 Maggio 2009… È il Derby.

Christian P.: Domenica 3 Maggio 2009… È il Derby.

Non che gli altri giorni a Genova non si viva aria di derby, ma quando arriva quel giorno beh… Lo vivi un po’ come un soldato che si sta preparando alla battaglia, in prima linea, a difesa di una Fede, un Credo, un Simbolo, a difesa del Genoa.

Come al solito l’appuntamento con i compagni d’arme è molto prima del fischio di inizio. Ti ritrovi al bar, quel bar, perché sai che se lo cambi, e perdi, è colpa di non aver rispettato tutte le cabale del caso. Ci si incontra, ci si legge negli occhi quel misto di tensione, paura, rabbia, odio e amore, passione, é un vortice di emozioni… Ti abbracci, ti siedi e ordini da bere e la prima cosa che dici è sempre quella: “io li odio”. Poco importa se magari il tuo migliore amico, tua moglie o marito, tuo cugino, siano doriani; quel giorno tu sei in trincea e difendi quei colori fino alla morte. Sappiamo tutti, Noi e loro, che il Genoa è molto più forte e che tecnicamente è come giocare contro il Gaiazza (tutto il rispetto), ma si sa, nel derby tutto è possibile, tutto… E noi lo sappiamo bene.

Il tempo passa, bevo, mangiucchio qualcosa, ma lo stomaco è chiuso. Cominciamo a dare la formazione, perché è cosa nota che siamo tutti tecnici e che sicuramente ne capiamo di più di quello in panchina… Gasperini… Ma arriva il momento di andare. Chi a piedi, chi in scooter, chi non riesce manco ad alzarsi dal tavolo… Sono per strada e purtroppo ci sono anche loro, ti guardi, li evito, perché tanto loro sono a Genova di passaggio, sono ospiti, eterni. Ma ci sono cazzo.

Arrivo allo stadio, vado al tuo posto, che è puntualmente occupato dal tifoso da derby, ma lo spazzo via, con più o meno educazione. Quello è il tuo posto, se perdi è per colpa del fatto che non eri esattamente sulla tua fottuta mattonella. Il Tuo posto è quello in cui devi poter avere i riferimenti che hai tutte le domeniche, stesse facce negli stessi angoli del campo visivo, quella è la formazione vincente, Cristo! Però sono già in quella bolla, sento ma non ascolto, parlo ma non sento le mie parole… Alzo gli occhi e li vedo di fronte, il sangue bolle, al primo coro vomito le tonsille, subito. Perché la tua voce e le tue braccia, sono le armi con cui combatti quella battaglia.

Entrano le squadre per il riscaldamento e qualcosa tipo “uccideteli uccideteli uccideteli” si sente, ma forse sbaglio…….. Ma ci siamo. Le squadre entrano in campo, coreografia. Faccio quello che mi dicono, ma non capisco cosa succeda, vedo tutto bianco ed intravedo una croce rossa… Cazzo è la bandiera di San Giorgio con 1893 nei quattro settori, bellissima, abbiamo già vinto la battaglia del tifo, ma resta quella in campo… Entrano I giocatori, si girano e restano allibiti, i nostri ed i loro, per l’ennesima volta.

Comincia la partita, non c’è gara, negli spalti e nel rettangolo di gioco. Milito 1a0, Campagnaro 1a1, fine primo tempo… “Ecco… C’è solo una squadra in campo, ma tant’è…” C’è chi comincia a dire che è una torta, c’è chi dice che hanno troppo culo. Comincia il secondo tempo e di nuovo, gioca solo il Genoa, 2a1 Milito, é circa il 75′. La Nord esplode.. La Sud muta, un muro di silenzio, un muro di m… Ma andiamo avanti… Da quel momento la squadra cala, chissà che la paura di vincere o le energie alla fine… Fatto sta che la samp gioca e bene, noi ci difendiamo, spesso in area. Sfiorano il pareggio, va di culo… Sculli lascia il posto a Milanetto, è quasi finita… La samp attacca, c’è un giro palla, cross in area pericoloso, liberiamo, la difesa spazza, non troppo bene… Possesso ancora samp, ma Juric si immola sul portatore e porta via la palla che va nei piedi di Milanetto, scarta il giocatore di fronte e lancia Palladino verso la porta avversaria, con lui corre Milito, alla sua sinistra, davanti a loro solo Castellazzi (scrivo e piango). Il famoso DUE CONTRO ZERO… Il resto lo si conosce a memoria… È storia. Milito segna… Tripletta.

Io sono in un Vortice, la Nord è sottosopra, tutti sdraiati uno sull’altro. Non capisco più dove mi trovo, soltanto dopo mi accorgo di essere volato 6 gradini più in basso con almeno dieci persone su di me. Il pianto di gioia di quel giorno e quello di oggi per la nostalgia di quei tempi, mi fanno capire quanto sia genoano, ma spero faccia capire a qualcun altro che noi di Genoa viviamo e nessuno può permettersi di gestire e sopprimere i nostri sentimenti. FORZA GENOA SEMPRE.

Christian

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