La cilindrata nel calcio

La cilindrata nel calcio

Buongiorno ragazzi!
Quest’oggi, sorvolando sulla banalità che deriverebbe dal “fare di tutta l’erba un fascio”, ma al tempo stesso, per focalizzare il punto, riferendomi  necessariamentea singoli, mi piacerebbe ragionare insieme riguardo alla condizione sine qua non che deve avere un atleta calciatore per accedere all’Olimpo del calcio…
Credo sia universalmente condiviso il fatto che le componenti sulle quali poggiano le fortune di questo o quel calciatore, siano sostanzialmente quattro, ossia: CAPACITA’ TECNICHE, CAPACITA’ TATTICHE, CAPACITA’ FISICO-ATLETICHE, CAPACITA’ MENTALI. Ritengo però sia meno scontato l’ordine in base al quale vadano ricercate.
Comunque sia, nell’ottica di questa nostra chiacchierata è superfluo stabilirlo, rivolgendo piuttosto molta attenzione su una di queste: LA CILINDRATA! Si … la cilindrata … che seppure manchi tra le 4 indicate, ne riassume perfettamente una, ovvero la capacità fisico-atletica che oggi deve esprimere un calciatore di alto livello.
Evidentemente, devono essere presenti tutte e quattro queste frecce nell’arco del soggetto in questione, ma ho l’impressione che sempre di più si valuti la prestazione fisica che il calciare riesce a mettere in campo, con particolare attenzione alle accelerazioni, agli arresti ed alle ripartenze, alla velocità, alla rapidità (tanto per capirci, la velocità per me si manifesta dai 20 metri in su, mentre la rapidità arrivo a dire che si rilevi a partire dai primi due o tre) passi, alla struttura che si oppone nel corpo a corpo.
Di certo, tutto questo va associato “all’arte pedatoria” che tanto stava a cuore a Gianni Brera, ma posto un minimo sindacale sul quale far partire il lavoro di tutti, la tattica la puoi imparare ed è inevitabilmente correlata alla caratteristiche mentali e psichiche, la tecnica, con l’applicazione quotidiana, la migliori di certo (ed anche questa variabile è strettamente correlata alle capacità coordinative, tanto è vero che stato provato quanto meno difficile sia migliorare la tecnica negli individui dotati di capacità coordinative fini), ma quelle fisiche…
Ripeto: posto un livello di ingresso che ovviamente va dato per scontato, la cilindrata o ce l’hai, o t’attacchi!
Va indubbiamente precisato che il livello prestativo richiesto dal calcio, sorvola sulla forza fine a se stessa, visto che potrebbe essere possibile spostare tonnellate di dischi metallici in botte da 250 kg. alla volta, senza però averne alcun beneficio nello svolgimento di una partita di calcio; anche la resistenza aerobica di un maratoneta rappresenta una variabile di scarso interesse per un atleta calciatore, visto che la corsa continua mono marcia diviene qualcosa di difficilmente replicabile durante i 90’ di una gara.Senza entrare in tecnicismi che potrebbero addirittura annoiare, basti pensare alla capacità che un fisico ha di riprodurre le condizioni organiche affinché possano essere ripetute azioni alla massima intensità e sarà facile intendere quanto sia maggiormente performante il calciatore che recupera prima, riuscendo a scattare quindi più volte all’interno della stessa unità di tempo!

Bene … siamo giunti al nocciolo … e qui mi sbilancio in un’affermazione che vorrei fosse smentita dai fatti e non dalle parole di chi semplicemente tira l’acqua al proprio mulino: LA CILINDRATA MEDIA NEL CALCIO D’ELITE EUROPEO E’ SUPERIORE ALLA CORRISPONDENTE DEL CALCIO ITALIANO!
Esempi? Certo … ricordando la mia prima considerazione, le recenti fatiche europee delle nostre formazioni di spicco hanno evidenziato che motori come quelli di Achraf Hakimi (marocchino nato in Spagna del 1998, normolineo alto muscolarmente formato che nella vita fa il difensore esterno destro nel Borussia Dortmund) e Raheem Sterling (giamaicano, conterraneo dei velocisti più forti al mondo, prestato all’Inghilterra, nato nel 1994, normo-brevilineo, medio-basso, muscolarmente formato, che di lavoro fa l’attaccante esterno nel Manchester City, con punte di accelerazione massima superiori ai 35km/h!!!), sono stati in grado di scardinare letteralmente e  sistematicamente la resistenza delle difese che in Italia dettano legge.
Come già detto in un articolo precedentemente pubblicato (“Il calcio italiano i Champions”), il motore di cui dispongono gli avversari della italiane impegnate nelle coppe, nella media, ha una cilindrata superiore e ciò, unito a doti tattiche, tecniche e mentali di altissimo, livello, rende la contesa ardua, e spesso insostenibile.
Se poi si considera che sono anche  abituatia ritmi ed intensità di gioco superiori a quelle che propone la Serie A, ecco che ci spieghiamo il perché spesso si torni a casa con le ossa peste.
Per contro, in Italia rappresenta un giocatore determinate Gervinho, un cavallo di ritorno dato in Costa d’Avorio nel 1987 (???), che si è permesso il lusso di pascolare per qualche anni nel calcio cinese (che mi pare tutto meno che particolarmente stressante e competitivo), per poi tornare nel bel paese a scorrazzare in lungo ed in largo nelle metà campo avversarie (come mai è venuto da noi, e non è andato in Inghilterra, in Germania, in Spagna … ma neppure in Francia?).

Da queste regole, cerca di estraniarsi la Juventus, che per altro, è il frutto di una costruzione meticolosa ed attenta nel selezionare giocatori già abituati a vincere con altri club di livello top, giocatori che per varie ragioni (economiche, contrattuali, pubblicitarie e chi più ne ha più ne metta), si trovano ad uscire da realtà nelle quali  primeggiavano da anni … guarda caso, nella stragrande maggioranza dei casi stranieri che giocavano e vincevano in Germania, in Spagna … per esempio …

Poi vale la pena di riflettere sul capitolo “Nazionale”: siamo proprio certi che sia stato un risultato prodigioso qualificarsi, seppure con ampio anticipo, in un girone che ci ha visto impegnati contro, Finlandia,Armenia, Bosnia, Grecia, e Liechtenstein? “Vincere aiuta a vincere”, “vincere non è mai facile”, “bisogna tornare ad infondere fiducia e la vittoria aiuta”… tutti frasi vere e condivisibili, ma che devono rappresentare un punto di partenza, e mai creare appagamento, perché seppure avendo imboccato la strada giusta, siamo lontani dal poter considerare il calcio tricolore come uno tra i leader del mondo o del continente.

Ogni viaggio è infinito fino a che non si compie il primo passo” cit.

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