Noi che

Noi che

La tentazione era quella di prendere la tastiera e distruggerla di concetti a caldo, ieri sera, appena fischiata la fine.
Sbagliato, sbagliatissimo. Per necessità più volte costretto a scrivere senza poter rivedere la partita, senza la freddezza necessaria a considerare i fatti senza avere in testa solo l’ultima azione, ho imparato che quando si può è meglio aspettare. Perché il calcio poi offre subito la controprova o la secca smentita alle convinzioni di cui uno si sente tanto sicuro. L’esempio banale? Kouamè. A partita finita tutti a considerarlo quantomeno più che sufficiente e a dare la croce addosso a Favilli. Potenza di un gol, per quanto poi inutile, che cancella una prova fino a quel momento rivedibile. Certo, l’attaccante serve a fare gol e se segna ha fatto il suo, eppure rivedendo la partita dall’inizio emergono gli errori, le azioni e le occasioni sprecate, le palle perse, persino tutti i contrasti aerei – la sua specialità – appannaggio degli avversari.
Ma il punto non è la prova di Kouamè o quella del Genoa. Di quella se ne è già parlato in abbondanza e ognuno ha giustamente le proprie convinzioni. Le mie delusioni sono limitate al secondo tempo, all’atteggiamento poco convinto dopo il gol e anche a quell’immancabile percentuale aleatoria che riesce a produrre un autogol assurdo mentre stai ancora festeggiando il pari.
Ripeto, passo oltre. Preferisco pensare alle reazioni a questa seconda sconfitta. Anche quando si parla non di campo ma di tifo, meglio aspettare ciò che il calcio serve in tavola. E allora prendo atto di una tifoseria sull’orlo di una crisi di nervi inversamente proporzionale all’euforia da decimo scudetto che si respirava fino a novantuno o novantadue minuti prima. Prendo atto che le stesse sensazioni sgorgano in noi genoani che l’anno scorso consideravamo Veloso uno scarso, che non ne potevamo più di Lazovic e di Rómulo, che guai a vedere ancora Juric in panchina, che non ci capacitavamo di come Piatek fosse stato venduto a soli 38 milioni visto che nel Milan avrebbe raggiunto a suon di gol i cento fantastiliardi di trilioni. Con una semplice postilla. Che noi avevamo ragione l’anno scorso, due anni fa, la settimana scorsa e anche oggi. Abbiamo sempre ragione. Ovviamente l’avremo anche domani. Augurandomi, per quanto di mia competenza,  che sia la volta di seppellire di complimenti Kouamè per aver trascinato alla vittoria (e ovviamente ai sogni di Champions) un Genoa schiacciasassi

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