Passare in 90 minuti da una sensazione di tragedia ad una di euforia adrenalinica è una delle tante cose da Genoa.
Perchè il primo tempo del Grifone visto sabato sera al Ferraris, il primo dell’era Thiago Motta, aveva mostrato un discreto giro palla, ma spesso e volentieri fine a se stesso, dove non si arrivava quasi mai alla conclusione.
A fine tempo si registreranno due conclusioni soltanto, una pericolosa ed una blanda, del turco-alemanno Gumus. Ma la beffa era che, nonostante il possesso palla schiacciante, l’avversario di turno fosse passato in vantaggio nell’unica occasione creata o quasi del primo tempo, con una punizione tanto bella quanto fortunata di Sandro Tonali (umile nell’ammettere fosse più un cross che un tiro).
E ovviamente lo sconforto nell’intervallo sui gradoni dello stadio era palpabile. Sembrava un film messo in pausa da dopo Genoa-Milan e riacceso alle 20.45 di sabato sera. Interpreti diversi (alcuni) ma solfa la stessa.
Poi il primo cambio, Agudelo per un Radovanovic sempre più oggetto misterioso di questo Genoa.
E la ripresa comincia con un Genoa diverso, che crea subito un paio di occasioni importanti. E il Brescia, che corre si tanto, con un pressing a volte asfissiante, ma sta anche tanto a guardare il pallone che gira perchè di creare gioco proprio non si riesce.
Entrano anche Pandevo e Kouamè. El’ivoriano dopo neanche 10 secondi stampa sulla traversa un colpo d itesta sublime, che meritava maggior sorte.
E dopo una quindicina di minuti sale in cattedra la GARRA, quella vera. Pinamonti, fin qui protagonista di una partita nell’ombra, va a sradicare il pallone dai piedi del povero Gastaldello sulla linea di fondo, con tanta voglia, e lo serve per l’accorrente Agudelo che la piazza sotto la traversa, per l’esplosione dello stadio intero.
La partita che sembrava stregata da qui svolta clamorosamente.
Perchè la GARRA si impadronisce dei giocatori in maglia rossoblù, indiavolati, su ogni pallone, a correre nonostante crampi ed acciacchi vari. Arriveranno al 94′ stremati ma consci di aver sudato come non mai dentro quella splendida maglia a quarti che tanto ci fa sognare.
Ed i splendidi gol di Kouamè prima e Pandev poi sono zucchero per le nostre papille gustative, da tempo immemore non si vedeva una grinta, una GARRA così clamorosa nei nostri giocatori, condita da gol di pregevolissima fattura che male non fa, mai.
Merito di Thiago Motta? Non lo sappiamo, ma ad ogni modo le facciate sono all’ordine del giorno. Andreazzoli dixit.
Calma e sangue freddo, mercoledì abbiamo subito un esame fuori concorso che non deve portarci fuori dai binari. Giochiamo in maniera ragionata senza affanni e poi il risultato dirà quello che dovrà dire.
La partita da non sbagliare assolutamente è domenica pomeriggio con l’Udinese.
Ma la sensazione di Genoa sparagnino tutto cuore (e anche della bella tecnica) lascia delle belle sensazioni, quelle che fanno godere di più il tifoso Genoano.
E’ un piccolo passo, che riempie il cuore. E da speranza.
Agudelo da Puerto Caicedo, un alieno, calato sul prato del Luigi Ferraris,tra lo stupore dei presenti, portare quella forza tipica dei 20 anni, ad illuminare le geometrie e a cibarsi dell’energia che gli spalti emanavano. Un tiro, senza essere preso dalla frenesia dell’occasione, tramutato in goal, un assist a Shöne, fateci caso, al buio, per poi andare dal compagno con ingenua ignoranza, a consolarlo, Lui, Shöne, Norreno discendente di Sigfrido ! Un mix, con un condottiero, Thiago, dal nome seguace di Dio, giramondo che ha preso le decisioni, dall’alto di un esperienza di poche parole e tanti fatti ed in un quarto d’ora di intervallo, ha tramutato con abile alchimia, una squadra sembrata di piombo in oro 24 carati.
R.N.
che poetica Ray… 🙂