Ma ha perso

Ma ha perso

L’ho rivista. Ci ripenso. E alla fine torno al punto di partenza. Che i discorsi stanno a zero: da un lato c’è l’analisi della partita, dall’altra zero punti. Inutile girarci intorno. Si può provare a rivedere il film dei novanta minuti, fare ragionamenti ma alla fine restano una sconfitta e una classifica disastrosa. Sì, si può vedere che qualcosa di buono il Genoa lo ha fatto. Ma ha perso.

Sui punti c’è poco da fare. Tanto vale rileggere la partita. Una brutta partita nel primo tempo ma anche per “colpa” della situazione tattica. Mazzarri sceglie un inedito 3-4-3 a specchio, praticamente senza punte e con il falso nueve, che sorprende tutti. Ma che soprattutto serve a creare una gabbia su Schone al quale vengono chiuse tutte le linee di passaggio tanto da non poter iniziare l’azione.

Il Genoa, finora, dell’uscita palla al piede ha fatto una filosofia comunque positiva. Il punto mancato per scippo a Torino, quello strameritato di Napoli ma anche in parte quello con rimpianti di Ferrara sono frutto di questo tipo di gioco. Se la palla però non può arrivare al regista (Schone o Radovanovic) diventa inevitabile che continui a girare tra difensori e portiere.

In questo modo il gioco risulta noioso, il pubblico arriva a fischiare anche ingenerosamente. Perché comunque se una squadra ha una sua regola, una sua mentalità, non si può pretendere che cambi come niente fosse. Rischierebbe di perdere certezze ed equilibrio. E il Genoa del brutto primo tempo (ma anche quello del secondo) ha il merito di non concedere occasioni al Toro.

Nella ripresa Thiago cambia. Chiede Pandev e Agudelo di abbassarsi di più per prendere palla e creare superiorità a centrocampo, Ankersen al posto di Ghiglione si propone anche maggiormente. E arrivano azioni e occasioni. I fischi diventano applausi e incitamenti. Due pali, un gol divorato da Pandev che non tira a due passi dalla porta e una bella parata di Sirigu lo confermano.

Poi il gol. Occasionale ma non casuale. Occasionale perché il Toro continua a non fare nulla e segna su corner. Non casuale, perché sulle palle alte, sui calci fermi, il Genoa soffre sempre. Ancor più senza Zapata (si ricordano gli insulti spesso regalati a questo giocatore nelle partite precedenti), ancor più con l’uscita di Favilli.

Gli applausi tornano a essere fischi, perché il risultato è diverso. E perché il tiki taka difensivo diventa snervante per chi ha (i tifosi) i nervi a fior di pelle. Ogni cross, ogni singolo, maledetto cross di Pajac che finisce rasoterra addosso agli avversari o in gradinata, rovina anche le azioni promettenti che si sviluppano sulla sinistra. Ma sullo 0-0 c’era ancora la disponibilità a rimpiangere l’occasione sprecata, sullo 0-1 inevitabilmente appare tutto sbagliato tutto da rifare.

Provando a guardarla a freddo, la partita dice che Thiago Motta l’ha giocata inizialmente con quel giudizio che gli si è sempre chiesto dopo le sciagurate scelte con l’Udinese. Non ha corso rischi e ha avuto almeno tre enormi occasioni con due pali. Ai “punti” anche un pareggio sarebbe stato stretto.

Ma ha perso. E questo è il dato di fatto che resta.

Dopo la gara, le parole che hanno fatto imbestialire molti. Anche in questo caso, parole corrette, logiche, di chi ha analizzato una partita da tecnico e non da tifoso. Ma ha perso. E questo ê il dato di fatto che resta e che le rende inaccettabili ai più. Ancor più dopo la vittoria del Lecce a Firenze che complica maledettamente tutto.

Sarebbe più grave se il mister rinnegasse tutto, cambiasse idea. Non sarebbe più credibile di fronte ai giocatori. Dentro di sé magari potrebbe trovare qualche spunto di riflessione su certe scelte, quella di Pajac preferito a Criscito, ad esempio. O quella dell’ostracismo a Barreca. Magari persino anche a una soluzione che, almeno in situazioni limite di necessità, possa servire a saltare  il centrocampo chiuso.

Ma non siamo nella situazione di inizio anno con Andreazzoli. Le sconfitte sono molto diverse. Ma restano sconfitte. Il tecnico ė Thiago, quindi sta a lui trovare le soluzioni. Ma sarebbe importante che anche lui si trovasse in difficoltà riguardando il film di ieri e non solo. Perché da un lato c’è un’analisi della partita che non va fatta con la “pancia” del tifoso. Ma dall’altra c’è una nuova sconfitta. Un Genoa che non è così tutto da buttare. Ma ha perso. Ancora.

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