Ormai tutti gli allenatori ripetono alla nausea che i numeri dei moduli non contano. Hanno ragione. Ma non del tutto. Dicono che dipende dall’atteggiamento, dalla posizione, dai movimenti. Vero. Ma non del tutto. E le quattro partite in una che si sono viste in Genoa-Udinese sono quella parentesi che corregge la regola e fa dire che i numeri dei moduli (non) contano.
Per capirsi subito. Non conteranno i numeri, ma se giochi con 11 portieri, o 11 attaccanti, puoi assumere tutte le posizioni e fare tutti i movimenti che vuoi, che i numeri dei moduli contano, belin se contano.
E così val la pena entrare a vedere una per una le quattro mini-partite viste al Ferraris. Per dire che non esiste una scelta sempre giusta e una sempre sbagliata. Ma che le scelte (e i numeri dei moduli) possono incidere sull’esito.
Prima partita. A leggere la formazione del Genoa, tutti a interrogarsi sulla formazione di Thiago Motta. Un 4-3-3. O più correttamente un 4-1-2-3. Dove però i 3 in mezzo al campo non sono semplicemente “centrocampisti”. Due di loro sono centrocampisti offensivi (Saponara e Agudelo) e uno solo (Schone) sa fare interdizione e regia. Non significa che è l’unico a cui viene chiesto di farle, ma che è l’unico che ha le caratteristiche per farle. Mentre i 3 davanti sono attaccanti puri.
La “follia” di Thiago, al netto ovviamente della prestazione dei singoli, non è sbagliata. O meglio, i fatti gli danno ragione. Perché il Genoa deve costruire gioco e lo costruisce. Bene anche. In quella situazione, in quella partita, Agudelo e Saponara che si abbassano a turno accanto a Schone ci possono stare, perché l’Udinese contiene e non riparte, il Genoa spinge. E arriva il gol di Pandev. Meraviglioso, soprattutto per la costruzione dell’azione.
Seconda partita. L’Udinese in svantaggio cerca il pari e inizia a spingere, non aspetta più. I giocatori del Genoa sono gli stessi. Ma Agudelo e Saponara non sono mediani. Non conteranno in numeri, ma i fatti dicono che Schone resta da solo a fare diga. E balla, circondato da centrocampisti avversari. La stessa “follia” giusta di Thiago, in questa nuova “partita” si rivela sbagliata. Diversi campanelli d’allarme e il gol dell’1-1.
Terza partita. Thiago la pensa nell’intervallo e la inizia dopo pochi minuti della ripresa. Fuori Saponara, dentro Radovanovic che si mette accanto a Schone. Non conteranno i numeri, ma questo è un 4-2-1-3, non più un 4-1-2-3. Il mister dimostra ancora una volta di azzeccare la scelta giusta. Lo dicono i fatti. Agudelo può fare il suo ruolo. Schone non è più solo. Il Genoa è ugualmente spregiudicato, ma l’Udinese per venti minuti non riesce più a ripartire e a far paura. Poche occasioni, ma Grifo in totale controllo.
Quarta partita. E’ il 25′ del secondo tempo quando Thiago toglie uno dei due difensori centrali (anzi, uno dei due unici “difensori” in senso stretto) per mettere Sanabria, una punta. I numeri dei moduli non contano, ok. Ma il Genoa ha in campo 4 attaccanti, 1 fantasista, 2 centrali di centrocampo (uno dei quali, Rado, viene però messo a fare il centrale di difesa), 2 esterni e 1 difensore puro. Movimenti, posizioni, idee, tutto quel che si vuole, ma accanto a Schone non c’è di nuovo più nessuno.
Sarà un caso, ma l’Udinese si riprende il centrocampo e torna a fare male, ad avere occasioni. In più Gotti, il vice allenatore promosso sul campo, toglie un macchinoso Nestorovski e mette il velocissimo Lasagna, che di fronte si trova Zapata e Radovanovic. Non contano i numeri, ma nessuno dei due ha nella rapidità la propria dote migliore.
Pochi minuti e il neo entrato grazia la difesa. Poi però, con un solo vero difensore in area, su una palla pasticciata da Okaka che scivola persino, non ci va nessuno. Arriva a Sema che tutto solo fa 2-1. Il 3-1 non fa storia, anzi, prima il Genoa aveva avuto anche un’occasionissima con Pinamonti libero a centro area che per non darci di punta perde l’attimo.
A fine partita Thiago Motta, a precisa domanda, dice di non essere pentito delle scelte fatte e che non lo si sentirà mai dire una cosa del genere. Ha ragionissima, sia chiaro. Bisogna dire così. Da persona intelligente avrà certamente capito che la partita, anzi le “partite” sono state principalmente frutto delle sue decisioni.
Altrettanto confortante è il fatto che, nelle due partite precedenti, le prestazioni positive al netto del risultato, erano state frutto delle sue decisioni, anche di quelle che avevano sorpreso tutti. Anche di quelle più sfrontate e spregiudicate. Ma finora mai il suo Genoa si era trovato con cinque giocatori d’attacco (3 punte e due centrocampisti offensivi, o 4 punte e 1 centrocampista offensivo) insieme. E con Schone da solo. Come invece è successo in tre delle quattro “partite” di Genoa-Udinese.
Il ritorno di Cassata (non certo un fenomeno, ma un centrocampista con certe caratteristiche) sarà fondamentale. Altro aspetto non trascurabile, il fatto che ormai Thiago Motta è riuscito a far giocare tutti (manca solo Biraschi), con ciò probabilmente volendo far capire a tutti che non ci sono preclusioni. Ora può puntare su chi dà veramente più garanzie.
Il commento alla partita contro il Brescia era Adelante Thiago, con juicio. Ecco: idee che si sono rivelate buone, giusto puntarci e non rinnegarle. Ma avanti con giudizio.