Scusi signor Andreazzoli, o devo chiamarla maestro? Scusi, ha sentito la campanella. È suonata, la lezione è finita. Viva la campanella.
Sono discolo, lo so. Da un po’ non vedevo l’ora che suonasse e che lei lasciasse la cattedra. Ma finalmente ce l’abbiamo fatta. Meglio tardi che mai, si dice. Io preferisco dire meglio ora che tardi. Perché sì, un po’ tardi lo è. L’errore del presidente di non far suonare la campanella già due settimane fa è evidente. Ma almeno forse siamo ancora in tempo a vedere come se la cava il supplente. Che faccia peggio, chiunque sia, la vedo dura.
Sono discolo, lo ripeto. In questi casi è buona educazione dire che dispiace, che il maestro va salutato con affetto e ringraziato. Beh, non lo faccio. Mi limito a esultare perché la lezione ê finita e a dire viva la campanella che l’ha fatta finire. Lo sa perché? Perché non se lo merita. E adesso vado controcorrente e me ne frego.
Se c’è una categoria di allenatori che non reggo sono le acque chete, gli educatini, quelli che fanno i perbenini. E l’altra sono gli allenatori di tifosi. Se qualcuno riesce a condensare le due caratteristiche poi… Di peggio c’è solo chi mi frega, convincendomi a cambiare idea, salvo poi scoprire di aver sbagliato a concedergli fiducia. Signor maestro, lo dico prima di essere frainteso, la colpa è mia che mi sono lasciato illudere troppo presto.
Lei, signor maestro di calcio, ci ha sempre provato a farmelo capire, ma me ne sono accorto solo qualche settimana fa che avrei dovuto diffidare di lei come di altri suoi predecessori tuttora tanto amati. Che sbagliavo a farmi entusiasmare. Signor maestro di calcio, grazie di avermelo ricordato ancora a fine partita (pardon, a fine lezione impartitaci da una squadraccia di onesti pedalatori). Lo ha fatto quando ha detto che – cito testuale – forse da questa squadra ci si aspettava troppo.
Signor maestro di calcio, vede, qui dimostra tutto. Innanzitutto io non mi “aspettavo” troppo. Io mi aspetto tuttora molto ma molto di più da questa squadra. E getti la maschera buonista, non faccia il furbetto. Lei, lei non altri, a fine mercato ha detto che aveva avuto quello che aveva chiesto e che la società aveva fatto un ottimo lavoro. I tifosi più contestatori del presidente, non i “preziosiani”, avevano detto che era merito loro se finalmente quest’anno la società era stata costretta a operare così bene sul mercato. E tutti gli addetti ai lavori, tutti, avevano detto che la rosa del Genoa era forte e sarebbe stata una sorpresa.
Signor maestro di calcio, non cambi le carte in tavola. E soprattutto faccia il maestro. Questa sua dichiarazione ha tanto il sapore della giustificazione dell’alunno impreparato che cerca la scusa. Vuole intendere che allenava una banda di scarsi? Grazie di aver gettato la maschera. Certo un po’ di consensi facili li otterrà sicuramente. Preziosi ha sbagliato, e lo ripeto. Ha sbagliato a scegliere lei, e ancor più a voler dimostrare di non farsi prendere dalla fretta e di confermarla fino a questo punto. Ma non dica che le ha preso quattro scappati di casa.
Ci aveva tra l’altro già provato con l’uscita su Radovanovic primo della classe a scaricare la colpa su altri. E anziché ammettere l’errore lo ha aggravato con la fascia di capitano a un ragazzo bravo, che si applica e che sta dando il massimo. E che a maggior ragione per questo non meritava di passare per l’antipatico del gruppo.
Ora che la lezione finalmente è finita, spero ardentemente che chiunque arrivi sia un allenatore. Un allenatore di calcio. Non un maestro, non un finto signore, un arrogante presunto timido, un furbo adulatore. Un allenatore di calcio. Sarebbe bello, dopo tanti anni, avere semplicemente un allenatore. Simpatico, antipatico, spregiudicato, difensivista, aziendalista, sporco, maleducato… frega niente. Un allenatore di calcio. Non deve essere amato o apprezzato, farsi ben volere, visitare la città, fare scenette in sala stampa o battutine. Deve fare l’allenatore. Della squadra.
Sperando che con la prossima campanella, nello spogliatoio si presenti uno che chiuda la porta. Non mi interessa poi sapere cosa dirà là dentro. Che anziché un “maestro” entri pure il bidello e se necessario prenda a calci tutti quanti, che rutti da far tremare i vetri, o racconti barzellette. L’importante è che faccia uscire di lì una squadra di calcio. Non un disegno sulla lavagna di Coverciano.
Se il calcio si studiasse sui libri, abbia pazienza ma allora nessuno potrebbe insegnare niente a chi ha insegnato il calcio all’Italia. Signor maestro, la sua lezione è finita, viva la campanella. Arrivederci, anzi no.
Ciao Diego
Siamo frastornati
Ci credevamo Tutti fino a Cagliari compreso
Poi Bologna e Lazio mi hanno messo in stand by fino alla possibile quanto meritata eventuale vittoria col Milan
Domenica sebbene con i soliti episodi a sfavore, mi è crollato il mondo addosso a vedere Radu non fare due passi incontro al pallone ciao